Drosera regia che volle scappare.

Che Drosera regia abbia caratteristiche e contorni di una pianta grande, relativamente al genere, lo si evince non solo dalle dimensioni delle foglie, ma anche da quelle delle grosse e lunghe radici nere, con l’apice biancastro.

Un passo indietro. Antefatto ed origini. Ho acquistato dall’amico Miroslav Srba, in occasione dell’ultimo meeting AIPC all’orto botanico di Merano (BZ) due esemplari giovani di questa stupenda Drosera, che predilige stagioni fresche e terreni ben drenati: ne ho perse diverse, anche grandi, per la complicità simultanea di questi due fattori da me non ben considerati. Sicchè, arrivate qui a giugno, la prima preoccupazione è stata quella di offrire alle novizie un substrato adeguato.

La superficie è super-drenante. I legnetti hanno solo valore estetico.

Torba, perlite, sabbia grossa, pietra pomice e corteccia di pino sminuzzata (più o meno in parti uguali) all’interno di un vaso traforato (per piante da laghetto) alto circa 15 cm, protetto ed inserito dentro un vaso in terracotta, più largo: la tecnica dell’intercapedine d’aria quale isolante termico è sempre una valida alleata contro le canicole estive. Alla base, sottovaso di 2 cm, con un velo d’acqua sempre presente. Posizionamento a terra in esterno-serra, lato est, opposto al tramonto per evitarne il caldo.

Tutto è filato liscio e le giovani piantine sono cresciute bene. Una delle due ha accusato un pochino, sul finire dell’estate, perdendo molte foglie. Ma non è morta e verso la fine dell’inverno ha creato nuovi freschi germogli con altri punti di crescita.

Ieri, per controllare la situazione, ho sfilato il vaso traforato dal suo “contenitore” di terracotta ed ecco cosa ho trovato.

Le grosse e lunghe radici nere della potentissima Drosera regia, non solo avevano raggiunto con grande forza di sviluppo la base del vaso traforato, ma si sono infilate nei piccoli fori, li hanno allargati ed hanno continuato a crescere, lungamente, al di fuori! Certo, per me è stato un piacere riscontrare quanta energia e vigore abbiano espresso le due piccole “droserine regine” tuttavia, a questo punto, ho dovuto modificare il piano di coltivazione.

Non volendo prendermi il rischio di rinvasare il tutto, cercando di estrarre le radici dai fori con la certezza di spaccarle e generare chissà quale trauma irreversibile, ho nuovamente fatto ricorso alla magica ed utilissima tecnica del “vaso dentro al vaso”, con quello che sta alla base, più largo, pieno per metà di torba e perlite. In questo modo ho potuto appoggiarvi il vaso contenente le piante con le radici ciondolanti, sicuro che troveranno modo e maniera per accomodarsi nello strato più profondo di substrato tanto bramato, che andavano cercando con quella “fuga” malandrina.

Il posizionamento, ora, è in serra. Nella zona più ombreggiata. Un sottovaso poco profondo garantisce quel velo d’acqua sufficiente a tenere umido il substrato-base. Umido e fresco, nella sua necessaria ombra, sacra ed inviolabile.

Piccola esperienza che mi ha dato soddisfazione e piacere.

In primis, perchè vedo Drosera regia in salute e felice.

E poi, perchè aiutare una pianta carnivora di nobile rango, talvolta lunatica, nel difficile compito di adattarsi in un luogo così tanto diverso dalle sue fresche ed azzurre colline beh, lo posso dire, mi fa sentire bene.

P.S: qui, mia vecchia Drosera regia, nel suo massimo splendore.

(by Andrea Amici, piante ed immagini sono dell’autore)

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