All’ombra della Wacca.

Maggio, maggiolino, maggiolone, ogni tuo giorno azzurro è per me un regalone! Fiori di campo m’avvolgono, mentre ne nascono nuovi d’attorno, ed attorno a tutto, con tutto l’attorno che è come un unico fiore.

Questa cornice estatica, satura la terra e l’aria dei campi e del bosco, verdi brillanti, mentre proteggono “la casa di vetro delle piante carnivore” al cui interno, complici maggior tepore ed umidità alle stelle, le crescite ribollono incontenibili, a ritmi vertiginosi e quasi arroganti!

Le maggiori protagoniste di questo tripudio di clorofilla ed antocianine,quelle che mi impressionano veramente pur conoscendole da decenni, sono le piante delle paludi nord americane: Sarracenia e Dionaea perforano la torba e spaccano i vasi, data la prorompente forza di crescita! Una grandissima energia, espressa in tempi brevi: dalla sera alla mattina, il panorama dentro la serra muta, in qualcosa di ancora più grande e vorace.

Parlando di Sarracenia, ce n’è una che merita attenzione e le mie scuse.

Mi spiego meglio: parlo di Sarracenia flava var. atropurpurea “Waccamaw”, un clone che deve il suo epiteto descrittivo al fiume sulle cui rive cresce spontanea, in Florida.

Due anni fa (dopo averla conosciuta ed essendomi innamorato unicamente per immagini remote) grazie alla complicità indispensabile dell’amico Bernardo Molinari, un pezzetto di rizoma (immagine) è arrivato qui, dietro lauto compenso ovviamente, ma con prospettive lusinghiere e quindi giustificative del costo d’acquisto. Tuttavia, il primo anno di crescita mi ha deluso, tanto da mettere in dubbio il reale valore di quelle immagini che m’avevano convinto e portato quasi a classificarla come una “atropurpurea normale” come tante altre già viste molte volte. Clamoroso errore di superficialità e supponenza!

Questa primavera,complice appunto maggio maggiolino maggiolone, la svolta tanto attesa.

Certo, non è nella dimensione che può competere (per ora, tra l’altro, un solo unico ascidio!) con le grandissime gigantesse “della casa”, ma con le forme e, soprattutto, con il colore!

Nessuna, nessuna, delle partecipanti al Gran Ballo Maggese può presentarsi con questo rosso acceso del suo abito di festa, perchè nessun rosso ha la nobiltà di questa tonalità brillante, come un papavero di campo, bordato del giallo-verde del labbro e dell’interno dell’imboccatura della trappola, con il collo che fa una ripiegatura dietro, alla guisa di una collana vezzosa e civettuola!

Splendida, la mia creatura dagli argini del fiume Waccamaw!

Ecco, dunque, le mie scuse profonde: quale ignoranza e quanta fretta da parte mia, lo scorso anno, nel pretendere ciò che non potevi ancora fare vedere di te? Mi cospargo di cenere il capo e mi inchino cento volte a te, nei tramonti di maggio, mentre mi incanti con il tuo rosso nobile!

E così mi accorgo ora, con questa tua semplice prima foglia rossa e gialla, quale sia il tuo vero paradossale super-potere: dall’alta nobiltà dei tuoi 60 cm rossi, riesci a mandare ombra anche lassù, dove arrivano le gigantesse o dove osano le aquile. All’ombra della Wacca.

(by Andrea Amici, piante ed immagini sono dell’autore.)

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2 risposte a “All’ombra della Wacca.”

  1. Auuuuuu …. Wooow ! :). 🙂
    La verve poetica mi mancava!
    Alla faccia dell’ignoranza!

    Grazie per lo stupendo articolo!

    Ps. Se fai corsi di scrittura, rigidamente on line, mi iscrivo! 🙂

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