Lo stesso testo, presente anche sul blog “Il Pigliamosche” storico, è stato scritto il 10 febbraio 2012, due anni dopo la scomparsa del mio maestro.
L’eredità di Furio.
Continuano a cadere lunghe ore di neve, in questo mese bisestile che pare cosi’ diluire ulteriormente l’attesa della primavera. Febbraio. Due anni fa, in questi giorni di prima decade, ci ha lasciati Furio Ersetti, primo vero coltivatore di piante carnivore in Italia, realizzatore e gestore dell’unico vivaio specializzato completamente a tema; romantico coltivatore e scrupoloso studioso, pioniere e specialista d’ogni essenza insettivora, Furio e’ stato il sommo vate per gli allora pochissimi adepti disseminati sul territorio nazionale.
Mi piace raccontare questa storia, anche per ricordare Furio.
Premessa
Inizio anni ’90, poco piu’ di un ventennio fa: coltivavo le allora rarissime piante carnivore reperibili sul mercato senza alcuna nozione ne’ conoscenza, tra molte sconfitte e magre soddisfazioni che, tuttavia, mi bastavano a tener accesa la fiamma della passione, fin dai tempi dell’infanzia.
Deciso a conoscere qualcuno che, doveva pur esserci, fosse “filo-piantacarnivora” per scambiarci idee, conoscenze ed esperienze, mandai una lettera (naturalmente via posta ordinaria, internet era come l’acqua sul pianeta Marte oggi: si pensa che ci sia, si’ magari c’e’, ma non serve assolutamente a nulla!) alla rubrica “Cerco e Offro” del mensile di giardinaggio Gardenia con la quale lanciai, concretamente, un S.O.S!
Eccolo qui, il messaggio. E’ sul Gardenia 101 del settembre 1992, pubblicato cinque-sei mesi dopo la spedizione…

Trascorsero circa quindici giorni e ricevetti il primo segnale di esistenza di “qualcuno come me“: una lettera di Fiorello Verona da Udine in riferimento alla mia ricerca, nella quale spiegava che “un suo amico, un certo Furio Ersetti, aveva aperto da poco piu’ di un anno un vivaio specializzato in piante carnivore vicino Udine, a Povoletto”. E poi i riferimenti, il numero di telefono di questa sacra Mecca, sul ritrovamento della quale tanto avevo sperato e pregato. Ottobre 1992. Fu come un lampo abbagliante di vivida luce dopo decenni di deprimente apatica penombra.
In-cre-di-bi-le!! Un sogno, un miraggio forse, ma “tempo cinque minuti” composi il numero magico.
Furio
Subito mi disse “ciao Andrea! Fiorello mi ha parlato di te, sei quello di Bologna che corre i 100 mt. e coltiva dionee?”. Io luccicavo e tremavo e quasi gracchiavo dall’emozione e gli risposi che “sì, ho anche qualche Sarracenia, due o tre drosere” e che “Fiorello e’ stato cosi’ gentile nella lettera, ma mi ha parlato di piante che non conosco”. Furio mi ascolto’ in quel fiume in piena intervenendo pochissimo, resosi perfettamente conto della mia ignoranza piu’ o meno cosmica ma del travolgente fervore che mi pervadeva anima e corpo; il suo modo era gentile, mite, educato, la sua voce pacata ed i suoi toni non privi di una vena di ironico spirito suscitandomi simpatia e curiosita’ immediate. Mi disse poi che “Fiorello ti spedira’ qualche pianta e qualche informazione. Noi ci sentiremo ogni volta che avrai bisogno e, trascorso l’inverno, verrai a trovare me e mia moglie Lilli qui, al nostro vivaio a Povoletto, in localita’ Marsure di Sotto, vicino Udine”.
Ando’ esattamente cosi’ ed al nostro primo incontro, il 3 luglio1993, era gia’ il mio Dio.
Una settimana prima della mia visita, una troupe di “Gardenia” trascorse un’intera giornata presso il vivaio “Piante Esotiche Marsure” per allestire un servizio con immagini, informazioni, curiosita’ e tutto quanto ancora non si sapesse circa questo misterioso mondo, che piano piano si andava illuminando anche in Italia.

Non dimentico che in altri paesi europei, nel Regno Unito, in Australia ed in estremo oriente e negli Stati Uniti, la conoscenza sulle piante carnivore e sulla loro coltivazione era ad un livello cosi’ approfondito da risultare per noi veri punti di riferimento. Infatti, dopo un sommario “censimento”, capimmo che in Italia non eravamo piu’ di dieci-quindici, con ottimistiche approssimazioni. C’era tutto da costruire ed il nostro punto di partenza era questo gardenshop e nursery, direbbero i british, di cui riporto le immagini tratte dall’uscita nelle edicole, nel novembre del 1993.
Esattamente cosi’ lo trovai il vivaio quella prima volta, intoccato ed perfettamente disposto come da recente servizio fotografico! Un incontro esaltante, capace di emozionarmi quanto non potro’ dimenticare mai, in quella mattinata di canicola d’estate, nella verdissima campagna, fuori Udine nord.

Vivevano, Lilli e Furio, in una baita di legno scuro, nel loro ampio terreno circondato da un ruscello dalla corrente vivace, con l’acqua fredda in discesa dalle vicine prealpi della Carnia; un fittissimo bosco di bambu’ avvolge ed “ingloba” la casa, rendendola quasi invisibile e naturalmente mimetizzata. Vi si giunge, dalla strada comunale, percorrendo un rettilineo di strada bianca, a fondo di ghiaia ed erba, un sentiero di campagna, fiancheggiato dai gelsi e campi coltivati. Poi, a sinistra, la casa. E sullo sfondo, dopo poche decine di metri di piazzale sassoso, le serre delle piante carnivore. Tutt’attorno, campagna, bambu’ e gracidar di mille rane dentro alle vasche per le piante acquatiche. Una parentesi poetica e di incantata fiaba, una angolo quieto nel quotidiano mulinare tra i minuti contati, un affresco bucolico e semplice capace di far apprezzare il frinire delle cicale quali elementi testimoni dell’importanza delle “piccole cose”.
Furio m’e’ sembrato fin da subito fedele all’immagine che mi feci di lui nei mesi precedenti al nostro inconto: uno spirito anticonformista, desideroso di affermare una propria identita’ che lo differenziasse dagli altri, tuttavia mai presuntuoso. E poi era curioso, attento alle sfumature degli sguardi delle persone con cui si rapportava. Sapeva leggere precisamente le situazioni e “battezzava” le persone: se gli andavi a genio subito allora potevi aver con lui un rapporto preferenziale; se qualcosa non gli piaceva, allora bisognava dimostrarsi bravi il triplo nel tentativo di recuperare la sua stima. Riusciva illuminare i suoi occhi ed il suo volto in argentine risate, percorso come era da una vena ironica e spiritosa, dissacrante, atta a sdrammatizzare le situazioni piu’ ruvide: lo ricordo chiedermi, di punto in bianco, nel bel mezzo di qualche altro discorso che nulla centrava, qualche imitazione di questo o quell’altro personaggio del mondo delle piante carnivore, piu’ e piu’ volte la stessa gag perche’ si piegava dal ridere dicendo “e’ cosi’ e’ cosi’!”. E Lilli, amatissima compagna di vita, sempre al suo fianco, sempre a ridere con lui.
Ho avuto la fortuna di frequentare Furio per 18 anni. Abbiamo entrambi conosciuto i nostri reciproci difetti ma mai abbiamo messo in dubbio la nostra amicizia. Qualche anno piu’ tardi, insieme ad altri “pionieri”, abbiamo portato alla luce la nostra “AIPC”; con Fabione d’Alessi ci prodigavamo nel mantenere la sua presenza commerciale in questo o quell’altro mercato in giro per l’Italia intera, contribuendo anche a diffondere la conoscenza sulle piante carnivore e portando qualche entrata nelle casse dell’Azienda “Piante Esotiche Marsure”, negli anni in cui la stanchezza cominciava ad arrotolarsi soffocante sulle energie del nostro mentore.
Questa e’ bella: di rientro dopo un fine settimana di vendita, mancavano al conto finale piu’ o meno 400 euro, su un totale di circa 2000. Insomma, una bella somma, un bel 20%… ma dove erano finiti tutti quei soldi? Giammai pensavamo che Furio potesse nutrire dubbi sulla nostra onesta’, tuttavia la somma mancante non trovava giustificazione se non nel nostro essere stati “un po’” generosi con i regali, gli omaggi, il nostro fare gli sboroni ed i gradassi tanto da arrivare a quel conto! “Pero’, adesso chi lo sente Furio?”
Appuntamento da Furio, a casa sua. Mi aspettava sul patio con un bicchiere di vino gia’ pronto per me, seduto sulla sua poltroncina, circondato dai suoi bambu’ che spuntavano ormai anche dal pavimento. Arrivando, ero cosi’ teso da non sentir nemmeno le solite rane cantare, quei 400 maledetti sporchi euro pesavano eccome sulla mia linda coscienza.
“Ciao Furio!” dico. “Ciao Andrea!”, dice lui e gia’ rideva con quel ghigno velato, a tradire la sua anima leggera. “Furio…”, incalzo io “Furio porca miseria non lo so dove sono finiti quei soldi! Guarda, abbiamo fatto tutti i conti, segnato tutto, contato al centesimo ma, diobono, mancano 400 euro!”. Lui fa: “eh, non sono mica pochi.. ma come avete fatto a non rendervene conto? Avete regalato piante?” “Ma, qualcuna, magari qualcuna si’… sai, e’ venuto quel nuovo socio AIPC di Roma, poi quell’altro con due bambini che erano incuriositi, poi ti ricordi quella signora che anche lo scorso anno…”.
“Fermo fermo” mi blocca Furio “ho capito dai, hai fatto un po’… come si dice a Bologna, ah si’, un po’ lo sborone!!… Pausa. E mia totale incapacita’ di reagire o ribattere. “Ma si'” conclude “cosa vuoi che siano i soldi… tutta futilita’. E’ poi la Lilli che magari si incazza, ma insomma, poi le passa… Senti, la settimana scorsa e’ venuto in vivaio quel rompiscatole la’, fammi ancora la sua imitazione di quando dice…”.
E via, giu’ a ridere come solo uno spirito giusto puo’.
Furio. Una notte di febbraio di due anni fa una ricaduta di una precedente malattia gli e’ stata fatale, e’ caduto in coma e gli occhi non si sono piu’ riaperti. Quando l’ho sentito per l’ultima volta, qualche settimana prima, ancora scherzava e giocava, ma un deciso velo di densa tristezza si era posato sui suoi slanci vitali e mi si dice che si fosse molto chiuso su se stesso, ignorando le piante e dedicandosi alla lettura ed alla pittura.
Con me si e’ fin dal primo incontro svestito dell’abito del commerciante, lasciandomi attingere completamente dall’infinita sapienza della sua notevolissima arte coltivativa, sobria, raffinata, sublime ed elegantemente casuale, capace di creare uno spaccato di pura natura dentro ad un contenitore di plastica; era come se le piante seguissero il suo essere semplice e delicato, ma sicuro e deciso al contempo.
Lilli ha subito un fierissimo colpo: in questi mesi, non ho trovato e non so ancora trovar parole per consolare il suo dolore, semplicemente perche’ non esistono. Posso solo esserle vicino facendole sentire quanto Furio sia stato capace di entrare nel cuore di tanti e che, ricordandolo, lo possano mantenere spiritualmente vivo!
Desidero salutarlo con questo messaggio
Quando andai a trovarlo, la prima volta, gli chiesi tra le altre, anche la “Sarracenia x excellens” (per me, fino a quel momento, era solo un’immagine su qualche fotocopia spiegazzata). Lui mi disse che gli erano rimaste solo queste due, di questo vaso-composizione, allestito apposta per il servizio fotografico di “Gardenia”, di qualche giorno prima.

“Se per te non e’ un problema, la prenderei”, dissi. Cosi’ fu. Apri’ la composizione e mi diede la pianta desiderata.
Che poi e’ questa, tuttora coltivata…

Ma non finisce qui. L’anno scorso l’ho auto-impollinata e dai semi prodotti, uno solo e’ riuscito a germinare. Eccolo…

Cosi’, mentre riposa sotto i tigli, qualche particella di vita ancora pulsa in quel nome, portando come testimone un solo, unico esemplare, dal carattere ineguagliabile, proprio come il suo.
Sono sicuro che per tutto questo racconto Furio annuisca, ne sia soddisfatto e mi ringrazi, sublima nel suo sorriso e mi chiede: “Dai Andrea, fammi ancora l’imitazione di “quello la’ “!